Testo e foto di Gian Marco Naldini


L'Incubatoio di Mulina di Stazzema.


Qui di seguito riassumerò brevemente una storia molto lunga, fatta di sogni, di speranze e di molti sacrifici in tutti i termini da parte di un piccolo ma forte gruppo di amici amanti della natura.
Sabato 7 Dicembre 2002, nell'ambito della manifestazione "Ponti nel Tempo", presenziavo ,in quanto gentimente invitato, all' innaugurazione del nuovo incubatoio di valle nella frazione Mulina del Comune di Stazzema. Si tratta di un impianto realizzato con finanziamento della Provincia di Lucca e realizzato dalla Comunità Montana Alta Versilia, ed affidato in gestione alle locali Associazioni dei Pescatori Sportivi della Versilia.

 

Obbiettivo: un'incubatoio destinato alla reintroduzione nel bacino del Versilia della Trota Fario di ceppo Mediterraneo, nonché la creazione di un vasto tratto a Regolamento Specifico (ZRS) ed un tratto No-Kill ( senza prelievo).
A concretizzare la realizzazione di questo progetto il funzionario del Servizio Risorse Ittiche della Provincia di Lucca Antonio Bertolucci, supportato dal lavoro del Dott. Pascale, un'ittiologo di profonda conoscenza in materia di recupero dei ceppi originari di Trota Fario. Nei 3 anni di sperimentazione, precedenti l'innaugurazione, l'incubatoio aveva prodotto oltre 100.000 avannotti di Trota Fario, tutti derivanti dalla spremitura di esemplari selvatici catturati in diversi torrenti del Bacino del Serchio tramite elettropesca, selezionati secondo il fenotipo della Trota Fario Mediterranea e liberati nelle acque di provenienza al termine di ciascun evento produttivo.
Gli esemplari selezionati mostravano in tutto il loro splendore tutte le caratteristiche ricercate: macchia preopercolare scura e definita, macchie trasversali dette di Paar, macchiettatura fina e diffusa rossa, bruna o mista costituita da numerosissime piccole macchie caratteristiche della specie, corpo slanciato, testa grande e pinne ben sviluppate senza evidenti malformazioni.
Il ceppo così recuperato avrà grande capacità di adattamento alla vita di queste acque, ovvero, resistenza agli stress quali: regime fortemente torrentizio con grosse magre estive, capacità di resistere ad eventi di piena non eccezzionali.
E così si giunge alla sua ufficializzazione pubblica in un freddo giorno d' inverno.


Nelle vasche di accoglienza erano già presenti gli esemplari selezionati per la riproduzione, divisi per sesso in una vasca di pregiato senso artististico, alimentata direttamente dal torrente sulle cui sponde è stato costruito l'incubatoio.
Passarono diverse settimane prima che i riproduttori giungessero a "maturazione"; costantemente monitorati e visitati la raggiunsero nei primi mesi del 2003 forti e sani per il grande rito.


Prelevate con delicatezza dalla loro vasca, le riproduttici sono le prime ad aprire le danze: con sapiente manualità vennero sollecitate nella parte inferiore dell' addome, consentendo così di forzare i tempi di madre natura; una vera e propria spremitura.
Le uova prodotte dalle riproduttrici vennero tutte raccolte in un unico contenitore.
Esse si presentavano a grani di colore giallo intenso in misura di 3/4 mm. di diametro.
Adesso era il turno dei maschietti: ne sarebbe bastato uno solo a fecondare tutte le uova, ma per maggiore sicurezza, si procedette con la spremitura di tre esemplari.


Solito rito di spremitura che per le femmine, solo che qui si ottenne il liquido seminale di colore bianco. A questo punto avevamo un contenitore contenente tutte le uova e tutto il liquido seminale: si procedette ad un rimescolamento del tutto in modo da essere certi della fecondazione di tutte le uova. L'operazione si svolse con l'ausilio di una piuma di volatile.

A questo punto le uova vennero deposte delicatamente negli incubatoi, vasche di acciaio in cui passa l'acqua del torrente debitamente filtrata e controllata. Qui passarono circa 15 gg. prima di trasformarsi in un embrione visibile ad occhio nudo.

Dopo quattro settimane migliaia di avannotti danzavano all'interno degli incubatoi, con ancora il sacco vitellino ben visibile, sacco dal quale avrebbero tratto ancora il giusto nutrimento necessario al loro sviluppo per circa altre 2 settimane.

Le mie visite furono costanti durante tutto il processo, dalla spremitura fino a quando gli avannotti non ebbero raggiunto la maturità giusta per essere reintrodotti nei corsi d'acqua dei loro genitori.

Purtroppo al giorno della "semina", ovvero l'opera di ripopolamento, non potei partecipare per impegni lavorativi; posso dirvi che è avvenuta nel migliore dei modi e con tutte le condizioni del caso favorevoli, rimanendo comunque soddisfatto dell' esperienza che ho potuto condividere con quel meraviglioso gruppo di persone.
Dentro di me, la certezza di poter rincontrare in futuro in una bella uscita di pesca qualche "figliola" che c'è l'ha fatta, e ,con questa piccola opera, la speranza di sensibilizzare i pescatori ad una più responsabile attività piscatoria, rispettando così la natura e le persone che si adoperano per essa.


NOTA: oltre all'incubatoio di Mulina di Stazzema sull'Alto Bacino del Fiume Versilia, sono operativi l'incubatoio di Piastroso nell'Alta Valle del torrente Ania, e quello di Fabbriche di Vallico lungo la Turrite Cava.
Sul tratto Alto Versilia è presente ad oggi una Regolamentazione Specifica (limite di misura e numero di capi prelevabili) ed un tratto No-Kill (uso di amo singolo senza ardiglione e rilascio di tutto il pescato); occorre regolarizzare la propria attività con apposito tesserino (gratuito) rilasciato dal Bar nel centro di Seravezza: sul tesserino dovranno essere annotati i giorni, le catture, i rilasci ed i capi prelevati. Ad anno nuovo si dovrà riconsegnare il vecchio tesserino per ricevere quello nuovo; i dati riportati su di esso saranno utilizzati per una migliore gestione della fauna ittica.

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