Tratto da: SPECIE ITTICHE D’ACQUA DOLCE
Prof. Ettore Grimaldi & Dott. Paolo Manzoni
Istituto De AGOSTINI, Novara -1990
Ricognizione delle caratteristiche anatomiche fondamentali
di un pesce osseo.
Il corpo di un pesce osseo è generalmente fusiforme,
pur potendosi discostare anche grandemente da una tale conformazione
per appiattimento in senso laterale (compressione) o dorso-ventrale
(depressione), allungamento, accorciamento della sua porzione
posteriore, ecc. In esso sono distinguibili quattro regioni
corporee e precisamente: cefalica, branchiale, del tronco,
caudale.
Gli organi propulsori e direzionali della locomozione di un
pesce sono rappresentati dalle pinne, distinguibili in pari
- cor- rispondenti rispettivamente agli arti anteriori (pinne
pettorali) e agli arti posteriori (pinne ventrali) dei vertebrati
terrestri - ed in impari (1-2 dorsali, caudale, anale). Esse
possiedono una impalcatura solida costituita da raggi ossei,
che possono essere rigidi e pungenti, oppure molli, in quanto
articolati e ramificati.
La funzione propulsiva è affidata principalmente alla
pinna caudale, unitamente al peduncolo caudale; quella direzionale
alle pettorali e alle ventrali. La superficie del corpo è
rivestita dalla cute, comprendente uno strato più esterno
(epidermide) ricco di cellule che producono il muco, cui il
pesce deve la sua caratteristica scivolosita, ed uno strato
sottostante, tenace, detto sottocute. Nella compagine di quest'ultimo,
in altrettante "tasche", si formano delle lamelle
solide (squame)- parzialmente sovrapposte le une alle altre.
Come le tegole di un tetto- che svolgono una fondamentale
funzione di protezione per il corpo.
Esse sono riferibili - nei pesci ossei - sostanzialmente a
due tipi: cicloidi e ctenoidi, queste ultime, a differenza
delle prime, ruvide al tatto per la presenza sulla loro superficie
di minuscole spine. Nel sottocute sono presenti delle cellule
contenenti dei pigmenti di diverso colore e di diversa natura
(melanine, carotenoidi, guanina, ecc.). Tali cromatofori,
contraendosi o dilatandosi, possono mutare anche molto rapidamente
la colorazione esterna del pesce (livrea) in risposta al variare
del contesto ambientale nonchè in dipendenza delle
condizioni fisiologiche, psichiche, sociali dell’animale.
Lungo i fianchi corre di norma una linea detta linea laterale.
Essa è costituita di fatto da una serie di minuscole
aperture, perforanti altrettante squame, mediante le quali
comunica con l’esterno uno speciale organo di senso,
ospitato in un sistema di canalicoli decorrenti nel sottocute,
con cui il pesce percepisce a distanza le perturbazioni indotte
nell’acqua da un corpo in movimento, sia esso una preda
o - allopposto - un predatore che si sta avvicinando. L'esatta
posizione della bocca, situata all’estremita anteriore
del capo, fornisce importanti indicazioni sul regime alimentare
della specie ittica considerata. Così una bocca terminale
è caratteristica di pesci che assumo- no il cibo in
piena acqua, siano essi predatori, come il luccio e il pesce
persico, o planctofagi, come i coregoni e l’agone; una
bocca superiore, ossia più o meno accentuatamente rivolta
verso l’alto, contraddistingue invece i pesci di superficie
che si nutrono almeno parzialmente di insetti e di altre piccole
prede provenienti dall’ambiente atmosferico, come l’alborella
e la gambusia; infine una bocca in posizione subterminale
o inferiore costituisce un evidente adattamento ad un regime
alimentare a base di invertebrati di fondo o di alghe che
rivestono gli oggetti sommersi. Di norma uno stretto e frequente
contatto alimentare con il fondo è indicato anche da
un notevole sviluppo delle labbra, che appaiono spesse e carnose,
cui possono accompagnarsi dei barbigli più o meno sviluppati
ed in numero più o meno elevato.
Infatti, sia le labbra che i barbigli - caratteristici, tra
‘altro, di numerosi Ciprinidi, degli Ictaluridi, dei
Siluridi, dei Cobitidi - sono ricchissimi di terminazioni
sensoriali con le quali vengono individuate le prede celate
nei sedimenti di fondo.
Ne deriva, di conseguenza, una diminuita importanza dell’organo
della vista nel reperimento dell’alimento, il che spiega
perchè molte specie con le caratteristiche anatomiche
sopra indicate presentino una attività alimentare prevalentemente
notturna. Da notare altresì la tipica bocca "a
soffietto" che consente a pesci quali la tinca, la carpa,
gli storioni di catturare facilmente vermi, larve di insetti
ed altri invertebrati situati nello spessore del materiale
di fondo. Sul "pavimento" della cavità orale
spicca una formazione allungata, la lingua, che può,
portare - unitamente alle mascelle e al palato - dei denti
più o meno numerosi e sviluppati (si vedano ad esempio
quelli lunghi ed acuminati di specie predatrici quali il luccio
ed il lucioperca, che servono per afferrare e mantenere ben
ferma una preda capace di vivaci movimenti). Esistono tuttavia
pesci con la bocca totalmente priva di denti: è questo
tipicamente il caso dei Ciprinidi, in cui tuttavia l’assenza
di denti orali viene ad essere compensata dalla presenza di
robusti denti faringei, la cui conformazione presenta anch'essa
evidenti adattamenti al tipo di regime alimentare di una determinata
specie ittica. Lungo i lati della testa, asportati gli opercoli,
si scorge l’apparato respiratorio, costituito - per
ogni lato - da quattro archi branchiali delimitanti cinque
fessure branchiali. Sugli archi sono situate le branchie vere
e proprie, organi ricchissimi di minuscoli vasi sanguigni
che presentano, a fronte di un volume assai ridotto, un grande
sviluppo di superficie che favorisce al massimo gli scambi
respiratori. Esse sono costituite, per ogni arco, da due serie
di filamenti branchiali portanti a loro volta numerosissime
lamelle respiratorie. In posizione opposta ai filamenti branchiali
gli archi branchiali recano delle appendici dette branchiospine,
numerosissime e sviluppate in lunghezza nei pesci planctofagi
quali l’agone e i coregoni, ove fungono come un "setaccio"
che trattiene i minuscoli crostacei pelagici; tozze e poco
sviluppate, invece, nei pesci bentofaghi e predatori. Nella
porzione dorsale del capo, più o meno lateralmente,
si aprono due narici che conducono in cavità a fondo
cieco ricche di terminazioni olfattive. Sui lati del capo,
invece, sono situati gli occhi, tondeggianti, con un'ampia
iride colorata ed una grande pupilla; il loro cristallino,
sferico, è rigido e di forma non modificabile.
In corrispondenza della linea mediana della superficie ventrale
del pesce, solitamente tra le pinne ventrali e la pinna anale,
è situato lo sbocco dell’intestino (ano). separatamente
o riuniti - i due dotti provenienti dall’apparato riproduttore.
Più posteriormente ancora è situato lo sbocco
dell’apparato urinario.
Dopo aver proceduto all’apertura della cavità
corporea del pesce servendosi di un paio di forbici ben affilate
ma, se possibile, a punte smussate per non rovinare gli organi
in essa contenuti,si osserverà nella sua porzione più
anteriore, subito posteriormente alle branchie, il cuore,
avvolto nel pericardio.
Esso risulta formato da un seno venoso che si apre nell’atrio
o agricola, a sua volta comunicante con il ventricolo, a pareti
molto più spesse rispetto a quelle delle altre due
cavità.
Il ventricolo, con le sue ritmiche contrazioni, da una parte
aspira sangue dall’auricola, dall’altra lo sospinge
attraverso
L’arteria branchiale alle branchie, ove si ossigena
(sangue arterioso).
Da qui,per il tramite di grossi vasi, il sangue viene distribuito
in direzione del capo e della coda, provvedendo così
all’irrorazione dei diversi organi. Da questi, successivamente,
vene di calibro progressivamente crescente riportano il sangue
venoso al seno venoso.
Dalla cavità orale, attraverso il faringe, ci si immette
in un breve esofago che porta allo stomaco. Anche questo organo
assume conformazioni particolari in dipendenza dal particolare
regime alimentare di una determinata specie ittica. Così
potremo avere uno stomaco fusiforme, tipico di pesci predatori
come il luccio; uno stomaco sacciforme, richiamante quello
dell’uomo, in specie dall’alimentazione eterogenea
come il siluro; uno stomaco a ventriglio, caratterizzato da
un enorme sviluppo del tessuto muscolare e da un forte ispessimento
delle mucose, che contraddistingue pesci consumatori di detrito
or- ganico e di alghe quali i cefali.
Attraverso la valvola pilorica lo stomaco comunica con l’intestino,
che nella sua porzione più anteriore presenta delle
estroflessioni simili a dita di guanto in miniatura, in numero
e di dimensioni variabili da specie a specie (appendici piloriche).
Fatto singolare, lo stomaco (e con esso, quindi, le appendici
piloriche) può fare completamente difetto, nel qual
caso il pesce manca di digestione gastrica (pepsinica) e può
far conto soltanto su quella intestinale (tripsinica). E’
questo il caso - tipicamente - dei Ciprinidi, in cui peraltro
la presenza dei denti faringei consente una accurata triturazione
del cibo che facilita la digestione intestinale. La porzione
più caudale dell’intestino sbocca all’esterno
attraverso l’apertura anale.
Da notare che lo sviluppo in lunghezza di questo organo varia
caratteristicamente in rapporto alla natura del regime alimentare
della specie, talchè esso è minimo in pesci
predatori come il luccio, mentre nella carpa erbivora, che
si alimenta pressoché esclusivamente di vegetali acquatici,
l’intestino raggiunge una lunghezza di ben quindici
volte superiore a quella del corpo. Nei pesci l’aspetto
del fegato varia moltissimo, potendo esso presentare una conformazione
compatta, come nella trota e nel pesce persico, oppure risultare
costituito da numerosi lobuli come nel caso dei Ciprinidi.
Il secreto di questo organo(bile) confluisce nella cistifellea
(mancante peraltro in talune specie)e da qui viene versato
nell’intestino. Nel fegato, inoltre, vengono accumulati
materiali nutritizi di riserva (grassi, glicogeno) che sono
utilizzati dall’animale nel corso della stagione fredda,
allorquando l’assunzione di cibo diminuisce sino anche
a cessare completamente. Nei pesci cosiddetti magri le riserve
adipose sono accumulate quasi esclusivamente nel fegato.
Sotto la volta della cavità corporea decorrono longitudinalmente
- ricoperte dal peritoneo - due strutture appiattite di colore
rosso scuro: i reni.
Da ognuno di essi si diparte un uretere; tali due condotti
possono sboccare all’esterno separatamente o unirsi
costituendo una minuscola vescica urinaria. Nei soggetti che
abbiano raggiunto la maturità sessuale si scorgono,
in uno stadio più o meno avanzato di sviluppo a seconda
del momento stagionale, le gonadi. I testicoli appaiono come
due organi di colore bianco latteo - talvolta con sfumature
rosee - e dalla struttura compatta decorrenti longitudinalmente
nella cavità corporea. Le ovaie (di colore variabile
dal bianco avorio al giallo al verde pallido all’azzurro
chiaro a seconda della specie) si distinguono per la loro
struttura granulosa e per le loro dimensioni maggiori (nel
loro massimo sviluppo possono contribuire per più di
un quinto al peso corporeo totale).
Solitamente in numero di due, possono tuttavia fondersi in
un unico organo mediano, come ad esempio nel caso del pesce
persico. Le gonadi sono munite di un dotto per la eliminazione
dei prodotti sessuali, rappresentati rispettivamente dagli
spermatozooi e dalle uova. Nei Salmonidi, tuttavia, mancano
gli ovidotti, cosicché le uova si versano nella cavità
corporea e da qui fuoriescono all’esterno attraverso
dei fori, situati tra l’apertura rettale ed urinaria,
che si aprono nell’imminenza della riproduzione. Particolarmente
evidente, all’apertura della cavità corporea,
risulta la presenza della vescica natatoria, caratteristico
organo sacciforme che svolge funzioni idrostatiche. Esso infatti,
grazie al suo contenuto di gas, riduce la differenza di peso
specifico tra l’acqua e il corpo del pesce, consentendo
così a quest’ultimo di mantenersi librato, pressoché
immobile, nel mezzo ambientale.
La vescica natatoria può comunicare con il tubo digerente
mediante il dotto pneumatico (pesci fisostomi), oppure mancare
di una tale comunicazione (pesci fisoclisti). Ad una ricognizione
macroscopica della cavità corporea sfuggono invece,
per le loro ridotte dimensioni e per la loro collocazione
- di norma - entro altri organi o tessuti, le pur importantissime
ghiandole endocrine, produttrici di ormoni dotati delle più
svariate funzioni. Esse sono la tiroide, le ghiandole ultimobranchiali,
le ghiandole surrenali, il tessuto adrenocorticale, le isole
pancreatiche, la componente endocrina delle ghiandole sessuali,
i corpuscoli di Stannius. Asportata la ricopertura cutanea
lungo un fianco del pesce (questa operazione risulta particolarmente
facile dopo averlo sottoposto a cottura) appare la sua muscolatura
scheletrica, costituita da numerosi segmenti muscolari (miomeri),
con due apici rivolti cranialmente, inseriti gli uni negli
altri. Asportando anche la muscolatura lungo il fianco appare
lo scheletro assiale, ossia la colonna vertebrale.
Gli elementi che la compongono (vertebre) sono costituiti
da un corpo a forma di clessidra dal quale si leva dorsalmente
l’arco neurale, culminante nella spina neurale, che
da protezione al midollo spinale. Ventralmente, invece, si
dipartono i due processi trasversi, che nella regione caudale
si riuniscono a dare l’arco emale, in cui corrono i
principali vasi sanguigni. Nella regione del tronco i due
processi non si riuniscono ed abbracciano la cavità
corporea come costole.
Sollevata la volta della scatola cranica appare l’encefalo
del pesce, di piccole dimensioni. In esso è possibile
distinguere gli emisferi cerebrali (telencefalo), preposti
essenzialmente all’olfatto; il diencefalo e il mesencefalo,
deputato alla visione; il cervelletto (metencefalo) che coordina
le funzioni locomotorie dell’animala ed infine il midollo
allungato (mielencefalo), ove ha origine la maggior parte
dei nervi encefalici. Inferiormente al diencefalo, con il
quale comunica mediante l’infundibolo, è situata
una importantissima ghiandola endocrina, l’ipofisi.
indietro
|