Approccio alla Trota in Torrente

Testo e foto di Gian Marco Naldini

 

In via generale possiamo prendere valida una descrizione che definisce Torrente la parte più alta di un fiume, caratterizzata da un corso con poca acqua, irregolare nella sua struttura e composto da correntine veloci, raschi, cascate, cascatelle e relative buche di varia profondità e dimensione.
Questo è il Regno della Trota Fario Autoctona ma possiamo trovare anche Fario ed Iridee di allevamento se immesse.
Sono luoghi magici per bellezza e coinvolgimento ma nello stesso tempo ricchi di insidie nascoste e non, motivo per il quale occorre una preparazione tecnica, fisica e mentale molto scrupolosa ed un’altrettanta attenzione per tutto il tempo della battuta. Se possibile uscite in coppia e pescare col metodo “una buca per uno”,se da soli, cellulare in tasca ed avvertire sempre un parente del luogo in cui si affronta la battuta e l’orario di ritorno a casa.

 


Ci si ritrova isolati dal mondo (spesso anche il nostro cellulare è fuori campo) tra fitta vegetazione, rovi e pareti che di colpo si innalzano lungo il nostro pellegrinare; il fondo è scivoloso ( ricordiamoci che anche se l’appoggio cercato è asciutto, le nostre suole sono bagnate!) e spesso capita di non prestare la sufficiente attenzione a dove si mettono i piedi perché distratti dallo scenario e dalla battuta stessa, ma il più delle volte rimaniamo vittime del nostro senso esplorativo che ci conduce a scalate incredibili con la canna tra i denti. Inoltre in caso di perturbazioni a carattere piovoso e facile trovarsi in grossa difficoltà a causa della caratteristica principale del torrente stesso che fa sì che sia sottoposto ad ingrossamenti e relative forti correnti in tempi veramente ridottissimi.
Non per ultimo il fatto di trovarsi in un ambiente selvatico e che quindi siamo sì a contatto con la Fauna ittica ma anche con quella di terra vedi Rettili nella fattispecie di Vipere comuni e, qui nella mia zona del PARCO DELLE APUANE, anche di quella Cornuta che ci siamo dovuti prendere in adozione per avere la qualifica di Parco.


Quando affrontiamo un nuovo Torrente, anche se sembra apparentemente una perdita di tempo (comunque quando vi è la possibilità), consiglio sempre di effettuare un uscita di visione del nuovo percorso : stivali a cosciale per una buona protezione e per guadare anche i punti più profondi, occhiali polarizzati, il nostro vestiario da pesca mimetico e la nostra fedele macchina fotografica per “rubare” preziose immagini che altrimenti non faremmo nostre presi dalla battuta in corso. In questo modo riusciremo a studiare un percorso teorico per avvicinare silenziosamente ed insidiare le prede alla giusta distanza con l’artificiale appropriato ad ogni singola situazione (osservare con calma le correnti , le piccole morte, valutare le profondità delle buche, le zone in ombra ed i ripari mimetici, i guadi, gli spazi di lancio e gli appoggi per il corpo), e sempre con il massimo della copertura alla loro proverbiale vista, sfruttando al 100% tutti i punti possibili di caccia che molte volte “bruciamo” con un’avvicinamento fuori limite proprio perché non sapevamo che da lì a poco ci si sarebbe trovati davanti a quella bellissima buca o cascatella o perché durante le battute proprio non riusciamo a cogliere quel determinato punto di vista: alla prima uscita ( ma anche nelle successive) questo studio darà certamente il massimo profitto in termine di catture.


L’Attrezzatura: dobbiamo spostarci il più comodamente possibile tra rovi e roccie e quindi una canna doverosamente corta 1,10 / 1,50 e preferibilmente teleregolabile: in fondo i lanci sono brevi e devono essere precisi ed una canna corta permette di effettuare lanci da posizioni scomode anche se siamo circondati da ostacoli di varia natura. Filo di nylon dello 0,14 / 0,16 (neutro o verde) per agevolare il lancio ed il movimento dell’artificiale minuto, mulinello piccolo e veloce serie 1000. La frizione nel lancio ultra-leggero acquista una fondamentale importanza per salvaguardare il filo di diametro sensibilmente ridotto quando la preda forza in corrente e/o per dimensione e forza della stessa.

Uno sguardo sulla canna: è sicuramente vero che una canna monopezzo è il massimo, poi ci sono le due pezzi (in ordine: innesto a spigot, a cappuccio rovesciato, a cappuccio), poi per ultime le teleregolabili. Si guardano gli anelli, i manici ed il portamulinello. Ma in torrente, come abbiamo visto, dobbiamo fare i conti con situazioni avverse, anomale, dobbiamo spostarci il più comodamente possibile, lanciare precisi anche da posizioni scomode. Facendo un rapido bilancio, tutti le voci attive che rendono solitamente vantaggiosa una canna, in torrente vengono controbilanciate e superate dalla caratteristica del poco ingombro e dalla massima sicurezza ottenibile (durante la battuta) per l’integrità della canna e per la propria persona.
Inoltre, la competizione con la preda è meglio proporzionata all’attrezzatura, e questo è un bene in termini di soddisfazione personale. In commercio si trovano ancora modelli soprannominati “da bracconiere” (che a molti pescatori di nuova generazione a prima vista suscitano tenerezza ed estorcono un sorriso) quali la Daiwa Microspin cm. 100 e la Old Captain cm.110, canne concepite piccole e potenti, tanto da permettere nel passato di effettuare pesche vietate alle grosse Trote delle riserve: la possibilità di nascondendole facilmente fecero si che queste canne diventassero uno strumento inseparabile dei pescatori più “birbantelli”. Nascoste nei foderi delle giacche, forti della loro grande caratteristica progettuale che si completava con la capacità di salpaggi veloci anche in presenza di grosse prede, queste canne fecero storia. Ancora oggi diverse aziende ripropongono questo tipo di canne con la tecnologia odierna del carbonio come ha fatto la Shimano con la serie Telespin, ma l’anima della canna non sembra più la stessa di una volta.
La Stagione: Le danze aprono l’ultima Domenica di Febbraio e se in questo periodo l’acqua è troppo fredda a causa delle nevi che si stanno sciogliendo, donando all’acqua un meraviglioso riflesso azzurrastro velato, le nostre possibilità di cattura con la tecnica dello Spinning sono minime: sotto i 10° la Trota riduce sensibilmente l’attività predatoria, intorno agli 7/8° cessa. L’avanzare della Primavera e relativo innalzamento delle temperature ci aiuteranno notevolmente nell’impresa. I migliori mesi rimangono sempre quelli di fine Primavera(Aprile/Maggio) e di fine stagione Trota(Agosto/Settembre).


Meteo: per le zone completamente coperte da vegetazione non vi sono particolari problemi di presentazione dell’artificiale e quando si tratta di affrontare torrenti con questa caratteristica le abboccate (se ci siamo avvicinati silenziosamente tenendoci ben lontani dalla loro vista) non mancano mai. Nelle parti scoperte dalla vegetazione,e quindi soggette alla luminosità del sole, una condizione meteo di nuvolosità con assenza di luce diretta ci agevola notevolmente perché la Trota è fotosensibile, tanto che, in una giornata di forte luce solare, è capace di stare nascosta nell’ombra della sua tana anche dal Mattino fino al Tramonto: al calar del sole esplode tutta la sua fame e voracità con vistose e continue bollate in superficie (cupe de soleil) ed è in questo frangente che concentreremo la nostra battuta. Se pioviggina è perfetto: le goccioline incresperanno la superficie dell’acqua rendendoci noi meno visibili ed il nostro artificiale più naturale e quindi più appetibile.
Dopo un temporale o una forte pioggia, quando l’acqua è mista alla terra e di conseguenza di insetti e piccoli invertebrati coinvolti nel “lavaggio”, le Trote entrano in caccia in modo frenetico: è in questo caso che si possono effettuare catture importanti in quanto anche gli esemplari più smaliziati abbassano la guardia e la poca trasparenza dell’acqua completa la nostra strategia.


La Tecnica: A salire o a scendere. Generalmente è preferibile effettuare la nostra battuta salendo a Monte del corso: in questo modo prendiamo alle “spalle” la nostra preda che è appostata con il muso controcorrente in attesa di cibo e quindi risultiamo meno visibili. Di contro abbiamo che l’artificiale deve essere al primo lancio deposto nel punto giusto ed entrare immediatamente e correttamente in azione contrastando la velocità della corrente, quindi farlo passare nella Strike Zone circoscritta in un lasso di tempo di pochissimi secondi. Se tutto si svolge nel modo corretto la Trota quasi certamente attaccherà l’artificiale: un lancio sbagliato vuol dire compromettere di un buon 50% le probabilità di attacco del secondo lancio, al terzo lancio le probabilità sono già prossime allo zero perché la Trota è già in stato di allarme e per un paio d’ore non attaccherà più nulla. In alcuni casi la morfologia del Torrente ci permette di effettuare la battuta scendendo a Valle del corso: la condizione base per questo tipo di battuta e che la sponda ci consenta un perfetto mimetismo, meglio ancora che ci consenta di nasconderci, perché le Trote stanno rivolte proprio verso di noi. In questo caso otteniamo di avvantaggiarci della corrente stessa per dirigere e tenere in trattenuta l’artificiale attivo in Strike Zone per un lasso di tempo lunghissimo, a volte illimitato. Sono momenti emozionanti perché spesso è possibile vedere la Trota uscire dalla tana, puntare l’artificiale ed attaccarlo come fosse un squalo in miniatura.


Gli Artificiali: Una “manciata”di artificiali è sufficiente per la nostra uscita: rotanti a paletta tonda (montata su cavalierino) del n° 0 /1/ 2 con il corpo di peso graduato (più leggeri che lavorino in poca acqua e lentamente per rimanere in Strike Zone per il tempo più lungo possibile, più pesanti o con la paletta inserita direttamente nell’asse, per contrastare la maggior corrente e scendere a profondita maggiori).Per le grosse buche piccoli minnows a paletta lunga tipo Brutto Anatroccolo o Salmo da 3 e 5 cm., testine piombate innescate con grub di piccole dimensioni (preferibilmente di colore bianco), qualche shad siliconico da piombare e fare saltellare sul fondo, ed un paio di ondulanti, uno di tipo corto e tozzo, l’altro di forma slanciata.

Per i rotanti e gli ondulanti utilizzare sempre girelle piccole e di buona qualità. Strumento utile quanto comodo per il cambio rapido dell’innesco, il SENZANODO :

 

un particolare gancio (autocostruibile con del filo di acciaio armonico dello 0,6 mm. ed un paio di pinze a punte tonde) in grado di bloccare la lenza in modo rapido e sicuro mantenendo il carico di rottura del filo inalterato al 100% e , visto il diametro dei fili utilizzato, non è cosa da poco. Si può utilizzare per fermare la lenza alla girella( la quale accoglierà i nostri artificiali) oppure direttamente dentro l’anellino dei minnows.
Dove Lanciare: in Torrente la Trota può essere ovunque ma i pezzi migliori transitano con buona probabilità nei siti più riparati e che offrono il maggior apporto di acque e quindi di cibo: le grosse buche sotto le cascate, le buche sotto le cascatelle, le buche profonde che all’improvviso si aprono nel percorso delle acque e tutti i probabili ripari che sono le grosse pietre , vecchi tronchi o qualsiasi ostacolo capace di creare un riparo e/o di spezzare e confluire la corrente. Le Trote più grosse si scelgono il punto migliore scacciando le Trote di pezzatura inferiore che si stabiliscono nelle postazioni qualititativamente successive alla prima e via così fino a lasciare allo scoperto gli esemplari più minuti.La Preda Trota Fario: ambita dalla maggior parte dei pescatori a Spinning, la Fario risulta gradevole nella competizione per astuzia, diffidenza, forza e tenacia. Difficilmente ci troveremo di fronte ad esemplari di grossa taglia proprio a causa della proporzione di crescita con l’ambiente in cui è integrata ( l’eccezione conferma sempre la regola) ma, grazie all’attrezzatura minuta e all’uso di fili sottili, possiamo goderci adrenaliticamente gli istanti della cattura. Elegante nella sua livrea stupenda, manto che scuriscono all’inverosibile laddove risiedano nelle zone buie caratterizzate dalla fitta vegetazione sempreverde, riflessi oro e bronzo la impreziosiscono rendendola di un fascino esotico.


Come si slamano le Trote: ridare la libertà al pesce, per scelta o per obbligo legislativo, necessita di alcune piccole ma importantissime precauzioni. I Salmonidi hanno il corpo ricoperto da uno strato di muco protettivo (di importanza vitale!!!) che li difende da funghi ed infezioni, facilmente asportabile con lo sfregamento sul greto nella parte conclusiva del recupero (non trascinateli crudelmente a secco !!!), con il semplice contatto della mano nuda quando si rende necessario bloccare la preda per slamarla "chirurgicamente", ed anche con il calore della nostra mano .
Prima di toccare il pesce occorre perciò immergere la mano per diversi secondi in acqua: la mano non va solamente bagnata ma anche raffreddata!!! Solo dopo questa breve e semplice operazione passeremo alla sua slamatura che per esperienza ritengo più semplice e meno dolorosa con l'utilizzo di artificiali ad amo singolo: in questo caso è sufficiente far roteare l’amo con la pinza con il pesce direttamente in acqua. In questo modo avremo la certezza di poter rincontrare il nostro amico pinnuto ed i suoi pronipoti.


 

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